Questo è un articoletto dai toni un po’ critici ma credo che non sia giusto sempre assecondare tutti e a volte, come una “giovane addestratrice” mi ha insegnato, meglio dire le cose come stanno anche quando sono spiacevoli. E’ davvero triste continuare a sentire di persone che, in un modo o nell'altro, nascondono la propria inadeguatezza nei confronti del cane con frasi del tipo "eh, ma questa razza non è addestrabile", "eh, ma questo tipo di cane non ama giocare", "eh, ma questi sono cani testardi, fanno quello che vogliono e non giocano, non sono come i pastori"; senza contare quelli “eh, questi sono cani dominanti, bisogna fargli capire chi comanda”. Persone così se ne trovano a tutti i “livelli”, dal proprietario che fa il corso base, a quello che fa le gare nel cui caso, la frase per giustificare che non riesce a vincere diventa: “E’ l’allevatore che mi ha dato un cane che non vale niente”, e spesso è l’ennesimo cane di una lunga serie ma, nonostante tutto, non ci si pone mai la domanda se sia possibile essere così sfortunati da ricevere sempre cani scarsi o se, magari, non è che il problema sia il conduttore. Nella foto: Marta e Kaina, una meticcia ex fobica arrivata da una perrera spagnola. Il passato e le problematiche di Kaina non hanno impedito a Marta di costruire un rapporto e insegnarle esercizi, sport e gioco riuscendo a darle una vita che molti cani acquistati da cuccioli non avranno mai la fortuna di avere. Lo so, non è sempre facile far giocare un cane, certi cani soprattutto, e so anche che ancora più difficile è costruire un bel rapporto perché diciamolo, se anche è vero che giocando si contribuisce tantissimo alla costruzione di un rapporto, non è automatico che il cane che gioca significhi rapporto buono assicurato. Ci sono, infatti, cani matti palline ma a cui onestamente poco importa chi le lancia, il giocattolo è l'importante, non il compagno di giochi. Sono queste difficoltà che portano a situazioni in cui un conduttore comanda il suo cane che obbedisce, magari con un collare a strangolo al collo, ma pur obbedendo dimostra di avere problemi che vanno da "solo" uno scarso interesse verso il conduttore, a magari problemi di aggressività intra o inter specifica, e l’unica cosa che lo trattiene dall’attaccare è il comando, quindi della serie “vorrei ma non posso….sennò chissà che mi fanno”. Oppure situazioni in cui il conduttore non è in grado di gestire il cane se non con manciate di premi e guinzagli di 3 metri, situazioni ben lontane da un vero rapporto, situazioni in cui al cane, se va bene, si insegna a giocare con gli altri cani ma non con il conduttore per paura che preso dalla competizione nel gioco un giorno si ribelli e diventi aggressivo (tranquilli, nonostante qualcuno ancora si ostini a dire il tira e molla è meglio evitarlo, anche la scienza ha dimostrato che questo tipo di gioco non solo non porta effetti collaterali ma, al contrario, porta diversi benefici! Prossimamente ne parleremo in un altro articolo). Infine le situazioni, assurdamente diffuse in cui, siccome il proprietario ha letto e gli hanno detto che la tal razza non gioca, ecco che si trova una valida giustificazione per dire “non è colpa mia!”. Nelle foto: Mariateresa e Luce, una Siberian Husky che ha iniziato il suo percorso educativo da cucciola e che, grazie all'impegno della sua conduttrice, non solo ha imparato ad eseguire in modo splendido gli esercizi di una delle più difficili discipline, l'obedience, ma addirittura si diverte a farli, contrariamente a quanto si dice di questa razza. Mariateresa ha poi fondato l'allevamento "Alma Lucem Siberians" a Padova. Naturalmente non mancano gli addestratori e gli educatori che per comodità e per tener clienti, ma molto spesso anche per semplice ignoranza e a volte vera incompetenza, alimentano queste convinzioni: “Non preoccuparti, è normale che il tuo cane non giochi, questa razza non ama giocare!”, peccato però che non esistano cani che non giocano, a meno che non sia stato un umano a spegnere ogni motivazione nel gioco al cane. Il gioco non solo fa parte dell’etogramma del cane (comportamenti “naturali”), ma è fondamentale per l’apprendimento e per consolidare i legami fra membri del gruppo sociale e, in questo caso, del cane con il suo conduttore. Certo, far giocare un Akita o un Husky sarà più difficile che far giocare un Border, un Malinois o un Pastore Tedesco e anche quando giocheranno, probabilmente, non arriveranno mai o quasi ad essere disposti a giocare ininterrottamente per tempi lunghi, ma questo non dimostra che sono razze che non giocano, dimostra solo che ci vogliono più impegno e capacità. Ho visto cani nudi cinesi, meticci di ogni tipo, Bulldog, Husky, Akita, Levrieri, molossoidi di 60 kg, Coker, cani anzianotti o che hanno vissuto buona parte della loro vita in canile, giocare, imparare e raggiungere anche buoni livelli, così come ho visto Border, Pastori Tedeschi, Malinois, Australiani, non essere interessati a giocare con il conduttore per non parlare della motivazione nel fare degli esercizi e, vi assicuro, non erano problemi di cani. Nessuno tuttavia ama sentirsi “inadeguato” per il suo cane, quindi, meglio continuare a credere che il problema sia la razza e cercare qualcuno che te lo confermi e che ti insegnerà che il cane deve vivere con guinzagli di 3 metri, giocare con altri cani e non con te, fare giochi di attivazione mentale in cui il cane da solo cerca di conquistare il bocconcino. L'attivazione mentale è spesso molto utile ma, se fatta male o in certe situazioni, si rischia di rendere il cane ancora più disinteressato al conduttore che altri non diventa se non colui che mette i bocconi e poi il cane si arrangia; mettiamo come ciliegina sulla torta che il conduttore lo porta pure al parco in area cani e il cane gioca con gli altri, ecco che il proprietario funge da “babysitter/maggiordomo”. Nella foto: Mariaelena e Athos, un Akita Americano. Athos gioca e si diverte come un matto con la pallina e in sole due lezioni di obedience è stato possibile impostare un esercizio difficile come la condotta. Non va meglio con quelli che “Questo è un cane (o una razza) dominante, devi fargli capire chi comanda perché il cane deve sempre obbedire al proprietario”. Questo è l’approccio per giustificare spesso un sistema basato su punizioni (ove per punizioni non si intende necessariamente picchiare il cane, impiccarlo o chissà che, ma anche usare “pressioni” più o meno pesanti). Forse potrebbe sembrare più veloce insegnare al cane a fare o non fare una cosa con questo approccio, naturalmente però si conteranno poi numerosi effetti collaterali, a partire dal benessere fisico ma molto più spesso piscologico del cane, alla perdita di rapporto che potrebbe diventare conflittuale e, di sicuro, il cane non farà mai bene quella cosa come avrebbe potuto farla se, invece di essere costretto, lo avessimo portato a farla facendogliela piacere. Purtroppo però costringere il cane, usare pressioni e punizioni, è molto più semplice se pensiamo quanto può essere impegnativo imparare a giocare e costruire un rapporto fino al punto di portare il nostro cane a preferire noi a qualsiasi altra cosa. Abbiate il coraggio di fare un po’ di autocritica, di osservare il vostro cane e di porvi qualche domanda. Capita che con voi non giochi e con altre persone sì (compresi gli educatori!)? Perché se capita, avete la dimostrazione evidente che non è una questione di razza o di soggetto, ma siete voi che dovete migliorarvi. La domanda a questo punto è: ne avete voglia o preferite attaccarvi ad una scusa e cercare una via più facile? Costruire un rapporto e imparare a giocare con il cane richiede tempo, pazienza, sacrifici, empatia e umiltà. Senza guinzaglio il cane vi ascolta allo stesso modo? Perché se al guinzaglio il cane ascolta e libero no, significa che le cose le fa perché si sente costretto, non perché le fa volentieri e vuole collaborare con voi. Nella foto: ancora Marta questa volta con Nano detto "Gnagno", un meticcio che per 8 anni ha vissuto legato ad una catena presso un albergo nelle Marche. Marta lo ha portato a casa con se e ad oggi Gnagno si allena in obedience e in agility e, soprattutto, si diverte come un matto! Questa spesso è la triste realtà. E' più facile pensare che il cane abbia dei limiti dovuti alla razza, all’età, al passato, e sicuramente spesso è anche vero ma lo è anche il fatto che il proprietario vede, perché vuol vedere, dei limiti ben più grandi di quelli reali. E' più facile pensare che il rapporto consista solo di comandi e obbedienza o solo di passeggiate, coccole e gioco in area cani, ed è per questo che per qualcuno è più facile rifugiarsi da chi, non essendo capace di fare altro o ancor peggio essendo il primo a non capire di cosa siano capaci i cani, di cosa abbiano bisogno e di cosa sia un VERO RAPPORTO, è pronto ad assecondarli facendoli fessi e contenti perché tanto, i cani, non potranno mai lamentarsi.
Smettete dunque di pensare che il vostro cane abbia più limiti di altri e cercate di superare i vostri, vi accorgerete di quanto possa essere davvero appagante un rapporto pieno fatto di fiducia, gioco e collaborazione.
4 Commenti
Paolo
20/6/2016 16:16:05
Buon giorno, in questi 24 anni abbiamo avuto 7 chow chow e siamo riusciti ad impostare un buon rapporto con una razza difficile, ora abbiamo un cucciolo che vuol giocare e risponde meglio degli altri, ma tende ad essere troppo agressivo, vuole sempre morderci, anche alle caviglie. Ho notato che tende ad aggredire anche gli altri cani. Come togliere questa brutta abitudine?
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Antonio Agus
20/6/2016 16:57:09
Buongiorno.
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Patrizia
15/3/2017 13:49:42
Salve...
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Antonio AgusIstruttore Cinofilo e Formatore CSEN Archives
Febbraio 2021
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