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Nei nostri corsi di formazione già da anni spieghiamo l’importanza dell’età di adozione del cucciolo e di un immediato percorso di socializzazione e di abitudine agli stimoli ambientali, scontrandoci spesso con veterinari che raccomandano di non portare il cane fuori di casa prima dell’ultimo vaccino (intorno quindi ai 3 mesi e mezzo) o con allevatori che non vogliono consegnare il cucciolo prima dei 3 mesi di età.
L’esperienza quotidiana ci dimostrava quello che già alcuni studi sostenevano, ovvero che cuccioli portati a casa a 3 mesi o tenuti rinchiusi fino a 3 mesi/3 mesi e mezzo, si dimostravano insicuri e diffidenti verso persone e cani estranei oltre che verso tutti gli stimoli ambientali nuovi. Gli estremismi non mi piacciono mai, mi fanno paura.
Essere estremisti in qualcosa significa rinunciare a pensare, a valutare di volta in volta se una cosa sia giusta o sbagliata e non credo esista qualcosa questo mondo che sia sempre giusta o sempre sbagliata in assoluto. Rispondo, in maniera "semiseria", ad un articolo di un educatore del quale non farò tuttavia il nome perché, in fondo, quello che mi interessa non è parlare degli altri, e comunque per chi volesse non credo sia un problema capire di chi si tratta.
L'educatore in questione è un grande sostenitore delle pettorine e nell'articolo che mi è stato segnalato spiegava le ragioni che si trovano dietro l'uso della pettorina. Io già in passato scrissi un articolo riguardo la scelta fra pettorina e collare, ma approfitto di quanto scritto da chi la pensa diversamente da me per provare a rispondere direttamente alle varie argomentazioni. Sull’isola di Rab, in Croazia, ho la vecchia casa di mia nonna dove tuttora passo buona parte delle mie ferie. All’epoca le case erano costruite senza recinzioni e, in particolar modo quelle costruite vicino al lungomare, erano molto vicine le une alle altre, separate da una stradina comune o da piccoli pezzi di giardini, situazione per intenderci simile ai bungalow, solo che si tratta di vere e proprie case, anche su due o tre piani.
Questo è un articoletto dai toni un po’ critici ma credo che non sia giusto sempre assecondare tutti e a volte, come una “giovane addestratrice” mi ha insegnato, meglio dire le cose come stanno anche quando sono spiacevoli.
E’ davvero triste continuare a sentire di persone che, in un modo o nell'altro, nascondono la propria inadeguatezza nei confronti del cane con frasi del tipo "eh, ma questa razza non è addestrabile", "eh, ma questo tipo di cane non ama giocare", "eh, ma questi sono cani testardi, fanno quello che vogliono e non giocano, non sono come i pastori"; senza contare quelli “eh, questi sono cani dominanti, bisogna fargli capire chi comanda”. Persone così se ne trovano a tutti i “livelli”, dal proprietario che fa il corso base, a quello che fa le gare nel cui caso, la frase per giustificare che non riesce a vincere diventa: “E’ l’allevatore che mi ha dato un cane che non vale niente”, e spesso è l’ennesimo cane di una lunga serie ma, nonostante tutto, non ci si pone mai la domanda se sia possibile essere così sfortunati da ricevere sempre cani scarsi o se, magari, non è che il problema sia il conduttore. C'è un segreto che spesso nei centri di addestramento (o educazione) non viene mai rivelato.
E' quella verità che sembra non si voglia far sapere, o che forse molti preferiscono ignorare perché non si sentono all'altezza. La razza influisce? Senza dubbio. La linea di sangue è importante? Certamente. Dipende anche da soggetto a soggetto? Non c’è ombra di dubbio. Sono tutti fattori dai quali può dipendere la spinta, la voglia di “lavorare” di un cane con il suo conduttore, dove per lavoro intendo sia i classici sport cinofili, ma anche una “banale” sessione di educazione. Tuttavia....
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Antonio AgusIstruttore Cinofilo e Formatore CSEN Archives
Febbraio 2021
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